Cultura

LIESSA – LIESA

Nella ricerca del significato dell’origine del nome dei nostri paesi (toponomastica), così già ben curati dallo storico delle Valli don Natalino Zuanella, mi piacerebbe soffermarmi sul paese di Liessa perché forse pochi sanno che è ancora presente e ben visibile il “sito” che ha dato nome al paese.

Don Zuanella scrive nella sua ricerca che a dare il nome alla borgata di Liessa è stato proprio il ponte, o meglio quella passerella, che serviva ad attraversare il torrente Rieca – Rieka.

A differenza dell’abitato di Clodig – Hloc – Hlocje, dove a dare il nome al paese è stato il ponte formato da un semplice tronco di albero (hlod) che serviva ad attraversare il torrente, a Liessa questa passerella era più elaborata.

La parola dialettale “Liesa”, tutt’ora usata nella nostra lingua slovena, sta ad indicare una graticola usata per mettere ad asciugare la frutta. Dice don Natalino che il significato della parola “liesa” è recinto solitamente intrecciato – tessuto con vimini. Ne consegue che il nome della borgata di Liesa – Liessa è stato preso da questo ponte tessuto con i vimini.

Per quanti come me non hanno mai visto questa liesa che serviva per asciugare la frutta ecc. può visitare il museo della famiglia Canalaz Žefcjova di Canalaz dove la troverà ben esposta. A me quel museo mi ha emozionato molto e poi guardando per la prima volta questo strumento liesa non ho potuto far altro (la mente corre veloce e al cuore non si comanda) che legarlo al ponte di Liessa.

Come si apprende da diverse fonti la tessitura di vimini era molto usata nella nostra zona per molte cose…..ecco allora che le maschere di vimini del Circolo Culturale Jacopo Stellini di Clodig hanno un bel legame tradizionale con la nostra terra.

Tutto questo scritto, che sicuramente quasi tutti già conoscevano, è per dire che a Liessa è ancora ben visibile il sito dove era posta questa passerella di vimini. Dietro il monumento della Madonna sul greto del fiume dove si vede benissimo che la roccia è scavata perfettamente a squadra e scolpita a mano di uomo, al di qua e al di là dell’acqua…..questo forse pochi lo sanno.

Da questo si può notare che la passerella di vimini formava un ponticello stretto e corto che sicuramente serviva alla prima famiglia (Vogrig già registrata nel 1600 e che poi è diventata Dreszach) che ha abitato la zona molti anni prima della costruzione del mulino di cui abbiamo le prime note storiche solo attorno al 1820.

Gli abitanti dei paesi limitrofi, invece, usavano per scendere a valle la strada – sentiero comunale o pubblico (uoznica)- che ancora oggi esiste al di là del torrente sul lato opposto dell’attuale strada provinciale sotto la chiesa di Liessa.

Gli abitanti delle borgate alte come Grimacco, Plataz ecc., quindi, non passavano per Liessa per scendere in pianura ma avevano il sentiero – (uoznica) comunale, che raggiungeva direttamente Dolina.

 

 

 

 

 

 

I simboli della liturgia per ampliare il nostro sguardo e crescere nella fede e nella cultura

LA STOLA SIMBOLO DEL SACERDOZIO POSTA SUL CRISTO CROCIFISSO

Una delle tantissime simbologie che accompagnano il tempo pasquale e le grandi solennità è quella rappresentata dal Cristo in croce che sulle spalle gli viene posta la stola sacerdotale. Questa è una bellissima iconografia che è legata all’amatissimo Papa San Giovanni Paolo II e alla sua terra d’origine ed è estremamente significativa dal punto di vista simbolico. Un’ usanza questa che ormai accomuna il modo di ornare a festa la Croce in quasi tutte le parti del mondo.

Lo stesso simbolismo è rappresentato dal Cristo in croce vestito con la tunica sacerdotale, come si può vedere ad esempio in Santa Maria Antiqua a Roma o a Lucca e in vari altri luoghi.

La stola sulla Croce esprime il sacerdozio di Cristo il quale, morendo appeso alla croce, è diventato altare, vittima e sacerdote. Avevamo già parlato sul giornalino “San Martino” (quello che seguiva lo stile del suo fondatore don Azeglio Romanin) dell’unicità dell’altare come rappresentazione di Cristo (altare-vittima-sacerdote), ma ci riagganciamo all’argomento affinché i segni che solitamente vediamo vengano capiti, assimilati e ci aiutino a crescere nella fede.

Gesù Cristo, ci spiega Padre Holguin, è l’unico sommo sacerdote alla maniera di Melchisedek (Ebrei 5 vers. 10 e 6 vers, 20 e catechismo della Chiesa Cattolica 1544 – 1545); è il Sacerdote che si offre come vittima, è il Figlio di Dio e il figlio dell’uomo. Il Padre del cielo guarda suo figlio, l’Agnello che prende su di sè il peccato del mondo, il Sommo Sacerdote che prova compassione per i suoi fratelli. Gesù non si è mai proclamato Sacerdote, nè gli Evangelisti gli attribuiscono questo titolo ma il suo Sacerdozio è il tema centrale della lettera agli Ebrei nella quale Gesù viene presentato come IL Grande Sacerdote della Nuova Alleanza.

E’ soprattutto in qualità di Sacerdote che Gesù appare seduto alla destra del Padre: “Il punto più importante di quello che stiamo dicendo, è questo: Noi abbiamo un Sommo Sacerdote così grande, che si è posto accanto a Dio, che regna nei cieli” (Ebrei 8 vers.1).